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Non pensiero e Der Satz vom Grund

12 settembre 2014

dal mio ebook, Heidegger, il tao, lo zen (www.amazon.it)

 

Una delle possibili traduzioni di Der Satz vom Grund è “il principio del fondamento”: è in questione un principio, o una proposizione, essenziale. Secondo Heidegger, “il principio del fondamento è il principio fondamentale di tutti i princìpi fondamentali”.[i] Tuttavia, esso non dev’essere inteso in senso grammaticale, come se implicasse un’asserzione (Aussage ).[ii] Finché ci troviamo nell’ambito grammaticale, siamo consegnati al regno dei concetti: ci muoviamo nella rappresentazione (Vorstellung ), e trascuriamo la nudità dell’essere. Questi temi sono stati dibattuti più volte. L’angolazione da cui vengono ora esaminati ne mostra però altri aspetti.

Affrontiamo la questione in termini metafisici, e vediamo quale sia il fondamento (Grund ) su cui poggia il principio del fondamento. In questo modo si va cercando il fondamento dell’essere.

 

“Dove andiamo a finire se, prendendo in parola il principio del fondamento (der Satz vom Grund ), ci mettiamo alla ricerca del fondamento del fondamento?” […] “Se il pensiero proseguisse questa via verso il fondamento, finirebbe per precipitare in modo inarrestabile nel senza fondamento”.[iii]

 

Il fondamento dell’essere è il Grundlose , alla lettera: “il senza fondamento”. Questa proposizione trascura il principio di non contraddizione, pilastro della logica aristotelica e della metafisica occidentale.[iv] Dice che a è anche – a . Dice, in forma perentoria e pericolosa per le nostre certezze, che “il principio del fondamento è senza fondamento”.[v] Chi volesse fare affidamento su questo principio, sul fondamento dell’essere, scoprirebbe di doversi reggere sul senza fondamento, ossia sul nulla.[vi]

Seguendo il principio del fondamento sino alla sua origine, si sprofonda nella contraddizione. La sfera concettuale si limita a prendere atto di questa contraddizione, cioè della violazione della logica aristotelica implicata dall’esistenza del senza fondamento come fondamento del fondamento, senza potersi spingere oltre. Questa situazione non è concepibile, dal punto di vista della rappresentazione.

 

“Il principio del fondamento senza fondamento – ciò è per noi l’irrappresentabile. Ma ciò che è irrappresentabile non è affatto già per questo anche impensabile, posto che il pensare non si esaurisca nel rappresentare”.[vii]

 

Cominciano a delinearsi le caratteristiche del pensiero diverso, raccomandato da Heidegger. Nella tradizione metafisica si ritiene che tutto ciò che è irrappresentabile (unvorstellbar ) sia per questo impensabile (undenkbar ), ma in realtà i due concetti non coincidono. Il concetto di rappresentabilità è legato alla logica dell’occhio, ed è fondato sul dualismo soggetto/oggetto; il concetto di pensabilità fuoriesce da quest’ambito, per includere l’assenza di rappresentazioni. Il fatto che la logica oculare si sia limitata a legittimare l’esattezza della rappresentazione, correlandola alla verità, non implica, di per sé, l’impossibilità di un pensiero non rappresentativo.[viii]

Anche questa tematica rinvia all’Estremo Oriente: è lo Zen a insistere sull’assenza di rappresentazioni, riprendendo spunti taoisti. Finché ci si muoverà nell’ambito rappresentativo, non si potrà cogliere il vuoto (sanscr.: shùnyatà; cin.: k’ung ; giapp.: ). E’ necessario distruggere ogni opinione, per arrivare alla verità ultima, la tathata , che caratterizza l’essenza autentica delle cose. Nello Zen è centrale il riferimento alla “non mente” (wu-hsin ), per indicare la condizione in cui ogni rappresentazione concettuale viene debellata. E la “non mente” rinvia al “non pensiero” (wu-nien ). Esso si rivolge al nulla, cioè al vuoto, ed evita di soffermarsi su alcunché: ogni dualismo viene eliminato.

E’ Hui-neng, patriarca del Ch’an, lo Zen cinese, a sottolinearlo:

 

“Cosa significa “non pensiero”? “Non pensiero” significa che, pur vedendo tutto, non ci si attacca a nulla; pur essendo permeati da tutto, non ci si attacca a nulla.”[ix]

 

Il “non pensiero” accetta le cose come sono, senza essere gravato da alcun fardello concettuale. Ogni opinione viene accantonata: da un certo punto di vista, è il pensiero stesso a essere soppresso. Nella mia Storia del Buddhismo Ch’an , ho descritto in questo modo l’essenza del “non pensiero” di Hui-neng.

 

“Il termine [“non pensiero”], mutuato dal Taoismo, è assai significativo: se solo si sospenderà l’abituale colorazione delle cose, la continua deformazione della realtà, ci si renderà disponibili a una visione inedita. Essa viene etichettata come “non pensiero”, poiché non è collegata al principio di discriminazione, né alle valutazioni che abitualmente esprimiamo nei confronti della realtà circostante. A questo punto potremo percepire le cose con uno spirito completamente nuovo: le vedremo finalmente come sono, e non come vorremmo che fossero.”[x]

[i]SG, p. 21; PR, p. 23 (trad. mod.).

[ii]SG, p. 20; PR, p. 23.

[iii]SG, p. 28; PR, p. 30 (trad. mod.).

[iv]“In sintesi, [il principio di non contraddizione] afferma: esse non potest quod implicat contradictionem ” (SG, p. 37; PR, p. 39).

[v]SG, p. 37; PR, p. 39 (trad. parz. mod.).

[vi]“Il principio del fondamento viene da noi ovunque seguito e utilizzato come sostegno e come bastone d’appoggio; ma al tempo stesso, non appena lo pensiamo nel suo senso più proprio, esso ci fa precipitare nel senza fondamento (ins Grundlose )” (SG, p. 30; PR, p. 33 – trad. mod.).

[vii]SG, p. 39; PR, p. 41 (trad. parz. mod.).

[viii]Sulla questione della orthotes, come esattezza del rappresentare (e giustezza nell’enunciare), cfr.: M. Heidegger, Das Ende der Philosophie und die Aufgabe des Denkens , in: Zur Sache des Denkens , Tübingen 1969; trad. it. di E. Mazzarella, La fine della filosofia e il compito del pensiero [d’ora in poi: F], in: M. Heidegger, Tempo ed essere  (d’ora in poi/ TE], Napoli 1988, III ediz., p. 185.

[ix]Cfr.: Nan-tsung tun-chiao tsui-shang ta-ch’eng mo-ho-po-jo po-lo-mi ching (“Sùtra della suprema perfezione della saggezza del sommo Grande Veicolo, [contenente] la dottrina [dell’illuminazione] improvvisa [formulata] dalla scuola del Sud”), trad. it. di L. V. Arena, in: SBC, p. 126.

[x]SBC, p. 126.

From → filosofia, recensioni

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